Alla ricerca di sensazioni
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Alla
ricerca di sensazioni
Mostra
d’arte collettiva soci Galleria Papini
07
– 22 Gennaio 2023
Inaugurazione
mostra: Sabato
7 Gennaio 2023 ore
18.00 presso
la Galleria Papini
Presentazione
di Michele Servadio
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30 – 19.30
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30 – 19.30
Anna
Maria Alessandrini, Maurizio Azzoguidi, Rodrigo Blanco, Patrizia
Calovini, Doriana Carbonetti, Carlo Cecchi, Leonardo Cemak, Francesco
Colonnelli, Davide Di Benedetto, Gaston, Maria Cristina Gherlantini,
Nicola Guerri, Lucia Lacopo, Mimma Leonori, Francesco Lozzi, Bruno
Marchi, Paolo Mengani, Agnese Oberto, Giorgio Occhipinti, Nunzia
Palumbo, Walter Paoletti, Fabio Paolinelli, Raffaella Paolinelli,
Phavakira, Claudio Segattini, Sandra Tavoloni, Tiziana
Torcoletti,Valerio Valeri,Vincenzo Verderosa.
Come
di consuetudine, anche quest'anno la Galleria Papini è lieta di
presentare la mostra collettiva dei soci artisti pittori e scultori.
La
mostra intitolata “Alla
ricerca di sensazioni” dà
inizio al nutrito programma artistico-culturale che proporremo nel
2023.
E'
stato scelto un tema che lascia gli artisti liberi di esprimersi nei
modi più congeniali e vuole ricordarci che l'arte è e deve dare una
emozione, una sensazione.
Le
opere presenti alla mostra sono realizzate con l'uso di varie
tecniche pittoriche e scultoree, dandoci dimostrazione della maestria
e delle varie poetiche artistiche dei singoli partecipanti.
Abbiamo
il piacere di avere tra i nostri soci gli artisti marchigiani tra i
più rappresentativi; questa esposizione può essere considerata
l'espressione di una buona parte dell'arte contemporanea della nostra
regione.
La
Presidente
Anna
Maria Alessandrini
Alla
Ricerca di Sensazioni
Per
un impressionista dipingere la natura non significa dipingere il
soggetto, ma concretizzare sensazioni.
Paul
Cezanne
«Gli
dei non hanno certo svelato ogni cosa ai mortali fin da principio ma,
ricercando, gli uomini trovano a poco a poco il meglio». Con queste
parole il filosofo e poeta greco Senofane spingeva i suoi discepoli a
ricercare il meglio per sé in tutte le complesse sfaccettature della
vita. Fin dai tempi più remoti è infatti grazie alla “ricerca”
che l’uomo è riuscito a sopravvivere e ad elevare sé stesso,
dalla ricerca del cibo in età arcaica, alla ricerca storica e
filosofica propria del mondo classico fino alla ricerca scientifica
in epoca moderna e contemporanea. Se l’uomo è riuscito ad
evolversi, lo ha fatto grazie a questa sua tendenza a ricercare ciò
di cui aveva bisogno.
Anche
nel mondo dell’arte essa ha giocato un ruolo determinante; la
volontà di sperimentare ha infatti spinto numerosi artisti a
superare il limite imposto dalla tradizione, consentendo loro di
giungere all’innovazione e garantendosi in tal modo l’immortalità.
Si pensi ad esempio alla rivoluzione originata da Giotto nell’arte
medievale, agli artisti della Maniera nell’arte moderna fino alle
grandi innovazioni scaturite dalle geniali menti di Claude Monet e di
Paul Cezanne nel corso dell’Ottocento.
Una
domanda però sorge lecita: che cosa ricerca l’artista mentre crea
l’opera d’arte? A questa domanda, ovviamente, ci sono infinite
risposte ma, di certo, le sensazioni sono una di queste.
È
innegabile che l’opera d’arte instauri una relazione inscindibile
con i sensi dell’uomo, i quali vengono continuamente sollecitati
dagli stimoli esterni che da essa provengono; l’opera assume quasi
il ruolo di mediatrice fra le sensazioni provate dall’artista e
quelle provate dall’osservatore, le quali non è affatto scontato
che coincidano fra loro, avvenendo anzi, spesso, proprio il
contrario.
L’oggetto
d’arte è un oggetto comunicativo e, per questo, deve comunicare,
ma tale requisito è condizione necessaria ma non sufficiente; è
infatti vero che tutte le opere d’arte sono oggetti comunicativi ma
non tutti gli oggetti comunicativi sono opere d’arte. Se non avesse
una funzione comunicativa, l’opera d’arte cesserebbe all’istante
di essere tale per divenire un mero oggetto d’uso. Essa può essere
paragonata ad un libro: se colui che lo tiene in mano non sa leggere,
esso diviene niente più che un blocco di carta senza significato.
L’opera
d’arte deve quindi comunicare, cioè trasferire sensazioni,
conoscenze e informazioni da colui che le possiede (l’artista) a
colui che ne è privo (l’osservatore). Affinché comunichi sono
però necessarie due condizioni: la lettura, cioè la corretta
percezione del significante, e l’interpretazione, cioè il
passaggio dall’apprensione al significato. Entrambe devono essere
accompagnate dalla motivazione, ovvero dalla curiosità e dal piacere
che spinge l’osservatore a voler comprendere l’oggetto d’arte,
a voler cogliere ciò che l’artista vuole comunicare e le
sensazioni che egli ha provato durante il suo atto creativo. È solo
attraverso questo processo che l’opera d’arte può generare in
noi sensazioni, stimolando i nostri sensi.
In
una società contemporanea che vive ormai addormentata in uno stato
di anomalo torpore prolungato, indotto da numerosi fattori, fra cui
il massiccio impiego di tecnologie, il tramonto dell’etica ed il
progredire senza sosta del capitalismo e del pensiero tecnico, oggi
più che mai l’uomo ha bisogno di tornare a ricercare sensazioni.
Ecco
allora che l’Arte può venire in soccorso, cercando di indurre un
cambiamento all’interno della società tramite la ricerca di
sensazioni, perché l’essere umano è il frutto delle sue
sensazioni. Questa mostra, che è anche e soprattutto una ricerca,
rappresenta quindi un ambizioso obiettivo e una grande opportunità
tanto per gli artisti quanto per gli osservatori perché, come diceva
Voltaire, «noi sentiamo sempre nostro malgrado, e mai perché lo
vogliamo; ci è impossibile non provare la sensazione che la nostra
natura ci destina, quando un oggetto ci colpisce. Il sentire è in
noi, ma non dipende da noi. Noi lo riceviamo».
Michele
Servadio