Ferite o feritoie
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FERITE
O FERITOIE
Mostra personale di LUCIANA LOCCIONI
Mostra personale di LUCIANA LOCCIONI
02
–
17
Marzo
2024
Inaugurazione
mostra: Sabato
2 Marzo
2024
ore 18.00
Orario
mostra:
dal
giovedì
alla
domenica
17.30-19.30
Testo critico di Michele Servadio
Nel
1935 Antonia Pozzi scriveva sul suo personale e riservatissimo
diario: «ogni cosa è una ferita attraverso cui la mia personalità
vorrebbe sgorgare per donarsi». Con queste poche parole, dense di
cupe consapevolezze, la poetessa cercava di riassumere la sua visione
del mondo, un mondo che le poneva dinanzi a sé solamente porte
chiuse e rifiuti, causandole ferite emotive e spirituali che
contribuirono in modo determinante a caratterizzare la sua intera
produzione poetica.
Un
po’ in questo senso vanno lette le opere realizzate da Luciana
Loccioni in occasione di questo suo ultimo progetto; ciascun lavoro
mostra infatti apertamente allo spettatore la ferita da cui si è
originato, senza alcuna vergogna o filtro, inducendolo ad osservare
da vicino quei veri e propri solchi che lacerano e fanno tremare il
corpo (la materia) e lo spirito (il significato).
Simboli
esoterici realizzati attraverso complesse procedure di fusione e
saldatura prendono forma e vita davanti allo spettatore; obelischi,
scudi e composizioni astratte hanno in comune una materia torturata,
lacerata, una materia che grazie alla sua abilità si fa carne e si
offre, orgogliosa e spoglia, allo sguardo di chi l’osserva. Colti
sono i richiami all’arte di Alberto Burri, dove però era il fuoco
ad infliggere alle sue superfici materiche bruciature ed ustioni così
profonde da richiamare alla mente le antiche stimmate dei martiri
cristiani. Qui è invece direttamente la mano dell’artista a
torturare la materia, a squarciarla quasi con rabbia; quella stessa
mano che prima plasma e poi lacera, alla fine la salva, la ricuce ed
in questo modo la redime. Proprio in questo risiede buona parte del
messaggio di Luciana Loccioni, che ci invita a riflettere sulla
possibile rinascita che può sorgere da quelle lacerazioni, perché
ogni ferita rappresenta anche una feritoia, una via per abbandonare
la sofferenza patita e giungere a nuove e meritate consolazioni.
Questo processo di comprensione viene realizzato con la luce, il
colore e la materia; ogni squarcio è infatti attraversato da un
raggio di luce che, penetrando all’interno delle forme, le illumina
di nuove consapevolezze, così come le sfumature con cui sono
realizzate le sue opere, capaci di creare colori che rifuggono il
nero per giungere a originali e diverse affermazioni cromatiche,
spesso permeate d’oro come forma di (rin)negazione del buio. La sua
materia ha una voce propria; il filo di ferro con cui le ferite
vengono ricucite dall’artista testimoniano quella sua capacità di
estroflettere il proprio spirito verso il mondo esterno, la voglia di
convogliare un messaggio attraverso una possibile redenzione.
Il
messaggio finale dell’artista è comunque fatto di speranza e non
di commiserazione, di luce e non di buio, e trova pieno e definitivo
compimento nella figura dell’angelo, realizzato tramite sapienti
saldature e fusioni che testimoniano tutta la sua profonda padronanza
tecnica. Due ali dorate saldate ad una grande lancia, anch’essa
dorata, rappresentano la più naturale ascesa ed elevazione dello
spirito umano dopo le sofferenze patite nel corso della propria
esistenza, divenendo in tal modo metafora universale che tutto
raccoglie e accoglie in sé, compresa la storia dell’uomo. Isolata
dal resto delle opere vive infatti Axis mundi, opera in cui la
lancia simboleggia l’asse che unisce il cielo alla terra e un
grande scudo viene squarciato dall’artista proprio nel punto in cui
vi è la raffigurazione di una croce cristiana, emblema della
sofferenza inferta dalla storia all’ordine templare. Come scrisse
Leonard Cohen nel 1963, «una cicatrice è ciò che avviene quando la
parola si fa carne». Ed è proprio in questo che risiede gran parte
della bellezza di queste opere.
Testo di Luciana Loccioni
Cos’è
la ferita se non quel dolore silenzioso che lacera dentro, che mette
alla prova i ferri del coraggio per andare oltre.
Una
a fianco all’altra, le ferite tracciano il cammino su binari che
mai s’incontrano. Segni che narrano sul corpo memorie di abbandono.
Feritoie
quando lasciano aperto un varco di speranza.
Biografia di Luciana Loccioni
Luciana
Loccioni nasce a Mergo (AN).
Frequenta
l’Istituto d’Arte “Mannucci” di Ancona e l’Accademia di
Belle Arti di Macerata.
Ha
insegnato in vari istituti nelle Marche e tenuto corsi per insegnanti
per conto della Confartigianato e corsi in collaborazione con il
Museo Omero.
Ha
effettuato varie mostre personali e collettive.
Ha
partecipato al “Premio Marche”.
Ha
ottenuto vari riconoscimenti tra i quali il “Premio Salvi”.
Vive
e lavora a Santa Maria Nuova e ad Ancona.