Dissonanze
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DISSONANZE
Mostra di BRUNO MARCHI E GIORGIO OCCHIPINTI
01 – 16 Aprile 2023
Inaugurazione mostra: Sabato 1 Aprile 2023 ore 18.00 presso la Galleria Papini
Presentazione di Michele Servadio
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30 – 19.30 (Domenica 9 Aprile chiuso)
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30 – 19.30 (Domenica 9 Aprile chiuso)
Il concetto di «dissonanza» appartiene tematicamente al mondo della musica e viene utilizzato per indicare l’effetto prodotto da alcuni intervalli o accordi musicali capaci di generare un suono forte, intenso e spesso fonte di sconcerto per chi ascolta. Trasposto semanticamente nel mondo dell’arte, tale concetto indica un accostamento tematico audace e provocatorio che, grazie ad una disarmonia di opinioni, idee e sentimenti, genera nello spettatore una sensazione di sorpresa e spaesamento.
Se in un primo momento questo contrasto veniva visto con timore dai pittori del passato, si pensi ai grandi maestri del Rinascimento che fondavano la propria arte sui principi della forma, della linea e della geometria, con il tempo la dissonanza è divenuta per gli artisti un mezzo indispensabile per rappresentare il continuo contrasto insito nella società e nell’interiorità dell’uomo. Un esempio su tutti è quello di Vassilly Kandinsky, fra i primi pittori a saper coniugare fra loro i principi della musica e della pittura, dando vita ad opere d’arte che, grazie alle dissonanze che le animavano, erano capaci di raccontare una contemporaneità tormentata e non più legata alla realtà visibile e fenomenica. Negli ultimi anni, in particolare, la dissonanza è divenuta l’emblema stesso di una società fatta di antinomie e disarmonie, simbolo di un mondo che finisce spesso per contraddire e contraddirsi.
La dissonanza, per raggiungere il proprio effetto dirompente, ha bisogno di almeno due elementi che, accostati fra loro, generino una disarmonia espressiva capace di stupire lo spettatore. Fra quelli proposti da questa mostra il primo è rappresentato dalle opere di Giorgio Occhipinti. Originario di Ragusa ma anconetano d’adozione, egli si è sempre dedicato con passione all’arte, dapprima nel disegno geometrico e poi, a partire dagli anni ottanta, nella pittura. La sua è un’arte fondata sulla tecnica; innegabile è infatti il legame che lo unisce in modo quasi viscerale alla sua preziosa spatola, strumento indispensabile per modellare il colore direttamente sulla tela. Attraverso questa tecnica personale e a suo modo intima, Occhipinti riesce a generare una dissonanza, nella quale fa coesistere astrazione, cromie e senso geometrico. In questa mostra vengono presentati tre grandi nuclei tematici della sua produzione artistica: i fiori colorati, eleganti nelle loro tonalità variopinte e simbolo della sua passione per la botanica, le composizioni astratte, nelle quali è ben visibile il legame fra il colore ed una geometria che dona senso e ordine, ed i paesaggi, luoghi interiori nei quali riaffiora il mondo della sua infanzia trascorsa in Sicilia, animato da masserie assolate e case abbandonate.
Il secondo elemento che genera la dissonanza alla base di questa mostra è invece rappresentato dalle opere di Bruno Marchi, pittore originario del veronese, poi giunto ad Ancona passando per Torino. Dopo aver studiato per anni l’arte degli antichi maestri ed aver affinato la propria tecnica compositiva, nel corso della sua produzione si è progressivamente avvicinato alla Pop Art e al Nouveau Réalisme. Le opere esposte, realizzate prevalentemente con la tecnica del collage, sono dei veri e propri affichistes, ritagli di manifesti pubblicitari “strappati” dai muri che, riattaccati sulla tela, generano nuovi legami e nuove immagini.
Anche la pittura di Marchi, di grande dinamismo e forza espressiva, vive di dissonanze, le quali nel suo linguaggio pittorico assumono la forma di omaggi; egli non vuole infatti né imitare né emulare i celebri artisti ai quali si ispira, ma citarli con rispetto e devozione, come nell’opera La Serenata, dove un delicato fil rouge collega l’arte classica, rappresentata da un maestoso angelo intento a suonare una dolce armonia con il suo violino, all’arte moderna, rappresentata dal celebre e sublime bacio reso immortale da Francesco Hayez, fino alle contemporanee figure iconiche e perturbanti di Banksy.
La pittura di Marchi va però oltre, supera il citazionismo per entrare nella più chiara originalità; nelle opere dedicate alla guerra, la sua arte diviene rabbiosa ed esplosiva. Enormi e fameliche bocche materiche che ricordano mostri marini vissuti in un passato fiabesco emergono con selvaggia vigoria dalla tela, pronte per azzannare ogni cosa o forse qualcosa, in un tripudio di colore e di rossi che, contrapponendosi alla delicatezza delle opere di Giorgio Occhipinti, danno vita ad una dissonanza forse più apparente che reale ma che in ogni caso ci lascia spaesati davanti alle nostre domande e alle nostre contraddizioni.
Michele Servadio