Equilibri d'Identità
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EQUILIBRI D'IDENTITA' -
Mostra bipersonale di
Francesco Gioacchini - Iacopo Pinelli
18 Novembre - 2 Dicembre 2018
Inaugurazione domenica 18 novembre 2018 ore 18.00
Orario: dal martedì alla domenica 17.30 – 19.30
FRANCESCO GIOACCHINI
Francesco Gioacchini nasce a Loreto nel 1985. Attualmente vive, studia e lavora a Macerata,. Laureato in Comunicazione editoriale presso l'Università degli Studi di Macerata (2011), e in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Macerata (2018), si è formato in Italia, Spagna e Regno Unito. Tra il 2015 e il 2017 partecipa a numerose collettive, soprattutto marchigiane, come la Rassegna Internazionale d’Arte Premio G.B. Salvi presso il Palazzo della Pretura di Sassoferrato a cura di Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni (2016 e 2017) e nel 2017 a Marche, lo stato dell’arte - Biennale Arteinsieme a cura di Marco Moreschi e Andrea Socrati, in occasione della quale le sue opere vengono esposte presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona. Nel corso del 2016 prende parte a interventi di arte pubblica quali What’s the problem? presso il parcheggio Garibaldi di Macerata, a cura di Franko B., e al progetto finanziato dal Comune di Matelica presso Braccano a cura di Teresa Marasca e Pierpaolo Marcaccio.
La ricerca di Francesco Gioacchini si snoda su due filoni principali: quello dei ritratti, che potremmo quasi definire profili, e il rimando ad un essenziale e sottile concettualismo. Nei primi, le sagome dei volti sembrano quasi emergere dalle trame, i tratti somatici vengono volutamente omessi, spingendo così la nostra mente all’impegnativo ma piacevole compito di disegnare le espressioni di questi visi dove all’improvviso riconosciamo personaggi a noi familiari. I protagonisti sono e allo stesso tempo potrebbero essere, ma ciò che non si avverte è il senso di incompletezza pur nell’assenza della caratterizzazione somatica che si intervalla al realismo di una rappresentazione concreta dell’essere umano ma mai eccessivamente personalizzata. Dall’antropomorfismo l’artista passa con disinvoltura al concettualismo degli oli su tela dove la rappresentazione del tempo e dello spazio sceglie la provocazione come canale d’attrazione. Ciò che viene messa in discussione è la nostra capacità d’attenzione in relazione alle certezze umane: i punti cardinali, i giorni del calendario. La nostra mente non va subito all’imprecisione, anzi, scivola sicura sull’immagine, e solo ad un’ulteriore attenta osservazione si accorge che il mondo è stato sovvertito. Quello di Francesco è un universo pittorico complesso, che spazia dalla ritrattistica ad una sorta di sottile concettualismo filtrato attraverso gli occhi di una generazione che ha percepito solo le scosse di assestamento di quei movimenti post anni cinquanta ben presenti nelle menti degli artisti più navigati, ma dei quali l’artista riesce a farne tesoro trasformandoli in linguaggi attuali e adatti a soddisfare l’appagamento visivo di un pubblico, giovane e meno giovane, del quale riesce ad attirare l’attenzione facendo riferimento ai ricordi di una memoria passata che egli plasma fino a rendere attraenti e contemporanei nel senso veramente temporale del termine.
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IACOPO PINELLI
Iacopo Pinelli nasce a Gavardo (BS) nel 1993 e risiede a Potenza Picena (MC). Nel 2012 si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte “G. Cantalamessa” di Macerata. Dopo le scuole superiori, sceglie di proseguire i suoi studi presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata dove consegue la laurea biennale con il massimo dei voti in Decorazione (2018). Durante il percorso accademico partecipa a numerose mostre collettive e workshop nazionali e internazionali tra i quali Green & Brown, nell’ambito del IP intensive programme LLP- ERASMUS nell’isola d’Ouessant (Francia), a cura di Teresa Marasca, e Ve.Nu.Sgra, IP- intensive programme LLP-ERASMUS, a cura dei docenti Teresa Marasca e Pierpaolo Marcaccio in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Macerata, Accademia di Belle Arti di Sofia, Sofia (Bulgaria), entrambe nel 2014.
Iacopo Pinelli ritrova la presenza materica propria dell’arte povera, traslata attraverso un significato modernamente concettuale e attrattivo nei confronti dello spettatore che si sente immediatamente coinvolto nel modo in cui i materiali semplici (gesso, tessuto, legno, colori acrilici...) imitano la sgualcita quotidianità della vita umana. Tessuti dove si formano nodi, buchi, linee scavate, richiamano il complicato groviglio dell’esistenza umana, sempre in bilico tra il bene e il male. Le opere e la loro storia assumono così una consistenza reale, tangibile, in un perfetto equilibrio tra pittura e scultura dove l’artista predilige materiali semplici e di uso quotidiano come il gesso, il legno, il ferro per creare blocchi di materia che solo apparentemente si mostrano come docili e malleabili, ma in essi nascondono un’aspra denuncia contro un sistema contro il quale la giovane invettiva si scaglia apertamente. Possiamo intuire e percepire i messaggi che ogni opera ci trasmette solo perdendoci tra i grovigli di nodi, tra le pieghe,e nella diposizione stessa dei materiali che non possiedono un supporto preciso, ma si appoggiano alle pareti che nelle opere di Iacopo diventano esse stesse supporti, perciò parte integrante dell’opera e protagonista insieme a lei. La parete non ospita semplicemente l’opera fungendo da mero “appoggio”, ma entra in dialogo con essa fino a diventare un elemento essenziale della composizione. Pur mutando nel susseguirsi degli spazi espositivi, non abbandona il suo compito, ma si rinnova continuamente nel suo camaleontico avvicendarsi. Con Iacopo ci troviamo di fronte ad un nativo digitale che è riuscito a trasportare concetti e linguaggi attraverso il filtro del tempo, affrontando un viaggio durante il quale non solo questi pesanti fardelli non si sono danneggiati, ma, al contrario, risultano arricchiti da un gusto squisitamente nuovo.
Testi di Giulia Naspi.