Parliamo di lei - Associazione Culturale Galleria Papini

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Parliamo di lei

Mostre > 2025

       Parliamo di Lei
 
 
Mostra d’arte degli studenti del Liceo Artistico Edgardo Mannucci

 
 
15 - 30 Marzo 2025
Inaugurazione: Sabato 15 Marzo ore 18.00
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30-19.30

 
Nel mese di marzo 2025, in occasione della giornata internazionale dei diritti delle donne, la Galleria Papini è lieta di presentare  una mostra dedicata alla donna contemporanea dal titolo “Parliamo di LEI”, nella quale affrontare il tema sotto più angolazioni fra cui la violenza, la discriminazione di genere, la condizione sociale e relazionale.
A questo fine l’associazione ha pensato di coinvolgere gli alunni del Liceo Artistico Mannucci di Ancona,  esponendo alcune loro opere nei propri locali, così da poter aprire un dialogo su questa delicata e attuale tematica con la città, attraverso le opere di giovani artisti in formazione.
Lo scopo è anche quello di dare spazio e voce a talenti in erba e sensibilizzare il pubblico più giovane, sulla situazione femminile.
Un ringraziamento al Dirigente Scolastico ed a tutto il corpo docente per l’adesione al progetto e la preziosa collaborazione.
La Presidente
Anna Maria Alessandrini


 
 

La mostra "Parliamo di Lei" è una chiara occasione per comunicare pensieri e sentimenti attraverso l'arte, dando corpo e voce alle nostre studentesse e ai nostri studenti su temi delicati ed attuali. Rappresenta quanto di più vicino ci può essere alla scuola ideale, un luogo non luogo, dove la formazione si trasforma in saper vivere e saper essere, in collaborazione col territorio e le sue comunità. Siamo grati all'associazione culturale Galleria Papini per questa opportunità e per la valorizzazione delle nostre artiste ed artisti.
Dirigente scolastico
Luca Serafini

Elenco studenti partecipanti alla mostra “Parliamo di LEI”  e docenti.

-Prof. JESSICA PELUCCHINI – DESIGN
Laura Dudzik 5C
-Prof. CINZIA SOVERCHIA – ARTI FIGURATIVE TRIDIMENSIONALI
Saavedra Diaz Cecia Kate 2E – Taide Monteverde 2E – Arianna Robu 2E – Camilla Bianchella 2E – Ciccoli Anna 2E
-Prof. COSTANTINA AUGELLO – ARTI FIGURATIVE BIDIMENSIONALI
Adele Forlani 1B – Greta Di Mario 1B – Nicole Iengo 1B – Vivien Hanczyc 1B – Irene Strologo 1B.
-Prof. DAVIDE SABBATINI – ARTI FIGURATIVE TRIDIMENSIONALI
Emma Laterza 3A
-Prof. GESSICA FEDERICI – DESIGN
Giulia Pietrucci 3E
-Prof. NICOLA FARINA – ARTI FIGURATIVE BIDIMENSIONALI
Aurora Bonci 4A – Viola Pirani 4A – Emma Aurora Attanasio 4A – Claudia Cataldi 4A
-Prof. VALERIA WINKLER – SCENOGRAFIA
Angelica Rosati 3E – Benedetta Baiocco 4D – Camila Martizzi 4D – Caterina Negro 3E – Crina Covali 4D – Emily Sestilli 3E – Sofia Bolognini 4D
-Prof. FEDERICA TOPPAN – ARTI FIGURATIVE BIDIMENSIONALI
Marta Pecora 2D – Melissa Fofi 2D  – Martina Ottaiano 2D – Andrea Cicalese 2E – Agnese Paolella 2A - Jared Almazora, Silvia Barbaresi, Giada Giordano, Martina Ottaiano 2D

 
Presentazione di Michele Servadio

«Compiangimi tu libero cittadino di un libero mondo, io nata alla più grande libertà rimarrò forse travolta dal mio stesso desiderio, ma certo le donne che verranno conquisteranno a poco a poco i loro diritti, non di femmine mascolinizzate, ma di libere e coscienti pensatrici, e allora le donne come me saranno comuni, forse». Con queste parole la pittrice Evangelina Gemma Alciati, nel 1906, chiudeva una sua celebre lettera indirizzata al compagno Pietro Anacleto Boccalatte. Donna libera, carismatica e anticonformista, unica ragazza, ad appena sedici anni, a essere ammessa al corso triennale preparatorio all’Accademia Albertina e unica donna a conseguirvi il diploma, Evangelina Gemma Alciati più di cento anni fa si augurava un futuro diverso per le «donne che verranno», nel quale poter essere finalmente libere di conquistare quei diritti che nel suo tempo sembravano poco più che miraggi nel mezzo di un deserto.
A distanza di oltre un secolo, la Galleria Papini ha voluto costruire e sviluppare questo suo ultimo progetto partendo dai riflessi di quell’augurio scritto più di cento anni fa da una pittrice che pretendeva (giustamente) di potersi esprimere liberamente come i propri colleghi di genere maschile. Proprio per questo motivo l’obiettivo è tanto complesso quanto attuale: riflettere sul delicato tema della donna contemporanea da un’angolazione e da una prospettiva specifica, ovvero quella delle nuove generazioni, sinonimo e sintomo del mondo che verrà.
Le opere esposte nel corso di questa mostra sono state infatti realizzate da alcune giovanissime alunne del Liceo Artistico Edgardo Mannucci di Ancona; grazie alla preziosa collaborazione del corpo docente dell’istituto scolastico, le ragazze coinvolte nel progetto hanno potuto muoversi nella piena e più totale autonomia espressiva, realizzando pitture e sculture che presentano, come minimo comun denominatore, l’immagine percettiva ed emotiva della donna contemporanea.
Parlare di lei” diviene quindi l’occasione perfetta per comprendere e riflettere su questo tema osservandolo da un punto di vista privilegiato e non tenuto sufficientemente nella giusta considerazione. Davanti all’osservatore si rivelano così immagini forti, sofferte, crude e a tratti amare, sempre però contraddistinte dal coraggio e dall’autenticità senza filtri che risiede nella giovinezza contemporanea. Ci sono donne costruite di parole, donne dallo sguardo fiero e deciso, ma soprattutto donne il cui corpo viene deturpato, cucito, pugnalato. Il linguaggio non è sempre diretto ma si fonda su cicatrici, cuciture, macchie e silenzi che raccontano la vita stessa di quelle «donne che verranno» invocate da Evangelina Gemma Alciati. Non è un caso che il rosso sia il colore predominante, tonalità che rimanda al sangue e alla carne ferita, simbolo delle frequenti discriminazioni di genere che ormai, con sinistra ricorrenza, degenerano troppo spesso in forme di violenza. Ci sono poi i simboli della privazione e del silenzio, ma anche un messaggio di speranza che, seppur leggero e pronto a volar via, acquista la forma di una farfalla o di una donna di cuori pescata (non casualmente) da un mazzo di carte.
In questo vero e proprio mosaico espressivo giovanile, ciò che l’osservatore percepisce è senza dubbio l’idea di una lesione mai rimarginata; le immagini esposte si intrecciano fra loro in un crogiuolo di rossi che rimanda inequivocabilmente alla violenza. L’arte rappresenta da sempre uno degli strumenti indispensabili per comprendere la società e individuare i pericoli e i germi subdoli che in essa si annidano, proprio al pari di una rossa campanella d’allarme; cerchiamo di ascoltarla con attenzione.

 


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