Analisi
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ANALISI
– VALERIO VALERI
Inizio mostra sabato 10 Ottobre 2020 Ore 17.00 (su prenotazione 0712225047)
Sede
mostra: Pinacoteca Civica (orari Pinacoteca – Prenotazione
consigliata 0712225047)
La
scacchiera è il mondo, i pezzi sono i fenomeni dell’universo. Le
regole del gioco sono quelle che noi chiamiamo le leggi della natura.
L’altro giocatore è nascosto a noi; sappiamo che il suo gioco è
sempre corretto e paziente. Ma sappiamo anche, a spese nostre, che
egli non perdona mai uno sbaglio né fa mai la più piccola
concessione all’ignoranza. (Thomas Henry Huxley)
Valerio
Valeri è un demiurgo dei metalli, dei segni e dei paesaggi;
anconetano classe 1950, allievo di Mannucci e Trubbiani, ha cesellato
grafismi e orizzonti, sestanti e barche, ha considerato lungamente
Siddharta e la vastità del mare e infine, ha riflettuto sul mondo
dell’arte stessa attraverso il gioco più vicino alla complessità
dell’essere che l’uomo abbia mai prodotto: gli scacchi.
Un
gioco che per Valeri è un’eredità paterna e che, diventata
passione, finisce per fondersi con il suo lavoro quando, in una tarda
foto di Duchamp, coglie un dettaglio che per ogni scacchista che si
rispetti non è che un errore da principianti: il nero a destra1.
Marcel Duchamp era ormai un giocatore professionista: nel 1923, al
culmine della notorietà, aveva messo da parte le arti figurative per
dedicare 12 anni della sua vita agli scacchi, tanto da poter vincere
una partita in due mosse pur se distratto da un’avvenente
avversaria come la modella Eve Babitz completamente nuda. Dal
dettaglio di quella scacchiera mal organizzata, prende il via una
complessa serie di riflessioni dentro e fuori l’ossessione
condivisa con il maestro del dadaismo, che nel 1996 dà vita
all’opera Partita a scacchi con Marcel Duchamp. Una vera
partita con tanto di sedie, scacchiera scomposta e pezzi: tra tutti
la donna (la regina), riconoscibile per via del femminile stivale col
tacco che scende la scala sposando l’assioma duchampiano del Nudo
che scende le scale e i pedoni-lingue-serpenti che rimarcano la
durezza e l’animosità che sempre caratterizza le sfide sullo
scacchiere.
Qualche
anno dopo, il “nero a destra” ispira una nuova partita, stavolta
giocata con una delle più celebri opere cinematografiche di Bergman,
Il settimo sigillo, dove il cavaliere Block ingaggia con la
morte una sfida a scacchi per rimandare la sua dipartita. I
significanti, qui, si raccolgono all’interno di un cerchio magico
che divide il piano del racconto da quello della realtà e, unico
ponte, è la scacchiera stessa in foggia di sgabello. Un andamento
narrativo che ricalca il cammino verso la prise
de conscience della trama
animando il piano da gioco dove una piccola barca dallo scafo curvo
beccheggia scandendo il tempo, nodo centrale dell’intera partita;
una piccola antenna aggrovigliata descrive, invece, il gesto del
giocatore che sottrae il pezzo dal campo lasciando che il suo
vorticare per un istante nell’aria tracci ingarbugliate linee di
forza. In un angolo uno zoccolo, sineddoche del cavaliere e, sugli
alti steli, immerso in questa coltre di simboli, uno degli eterni
orizzonti di Valerio Valeri che sposa quello marino bergmaniano.
L’ultima
delle partite, la più recente, trae spunto da una curiosa quanto mai
calzante assonanza: nel
1851, Anderssen e Kieseritzky disputano L’Immortale,
una partita a scacchi passata alla storia perché giocata su
sacrifici che sembravano rendere la vittoria di Anderssen
implausibile. L’alto grado di infattibilità e impossibilità
traccia, per Valeri, un’affinità elettiva con
l’opera di Gino De Dominicis, l’Immortale, appunto. Un grande
omaggio articolato in miniature che sono la sintesi di un lungo e
serrato confronto: il
Tentativo
di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno a un sasso
che cade nell'acqua
risolto
con
il lancio di un cubo; Urvasi
e
Gigalmesh
divisi come due sponde lontane ma riconducibili all’uno grazie alla
lastra-cuore centrale; lo gnomone della Calamita
Cosmica
rimpicciolito per attrarre energie alla portata del singolo; il
sipario che tramanda la teatralità dei calembour dell’Immortale;
il vano combattimento con il tempo sanato dal serpente simbolo
d’immortalità e un orizzonte, più segnico e leggero, al quale
tendere che traduce in linea spezzata il profilo dei nostri Monti
Azzurri.
Analisi,
infine, è l’opera che guida questo percorso, la partenza e la
somma dell’intero lavoro. Un personaggio, un volto umano che
riflette e analizza, in un gioco di infiniti rimandi, le tre partite
a scacchi: omaggi a grandi maestri, certamente ma anche celebrazione
del rispecchiamento della vita e dell’arte nel gioco degli scacchi
stesso.
1
Nel gioco degli scacchi, infatti, la corretta disposizione degli
elementi vede la scacchiera posta tra i due giocatori orientata in
maniera che la casa (casella) nell’angolo a
destra del giocatore sia bianca.
Nicoletta Rossetti