Roberta Conti a cura di Massimo Vitangeli
Mostre > 2021
09 - 24 Ottobre 2021
Inizio mostra: Sabato 09 Ottobre 2021
ore 17.30 Vernissage presso ShowRoom Vittoria Ribighini
ore 18.00 Esposizione presso Galleria Papini
ore 18.00 Esposizione presso Galleria Papini
Da
dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
A
cura di MASSIMO VITANGELI
“Da
dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” (1897),
è il titolo dell’opera più complessa di Paul Gauguin, dove egli
pone i massimi quesiti esistenziali dell’uomo; sarebbe fascinoso
inoltrarsi nei suoi vari significati come la lettura all’orientale
da destra verso sinistra, la scena che ricorda i boschi sacri
rinascimentali, il significato universale, se non fosse che in questo
contesto possiamo solo lasciarci sedurre e ispirare dall’opera e
dal suo titolo, così aperti e così attuali sulla condizione
universale dell’esistenza umana.
E
poiché queste grandi domande di solito le associamo alla filosofia,
alla religione, all’arte, e non alle scienze esatte, va ricordato
che artisti e scienziati non descrivono la natura in modo diretto o
attraverso immagini riconoscibili e univoche, ma rappresentano cose
che non possiamo vedere. Molti artisti si ispirano proprio alle
scoperte della scienza per immaginare l’invisibile che ci circonda
e dare forma alla propria arte. Arte e scienza sono unite
dall’esperienza della “rivelazione”,
la quale è presente sia nell’esperimento scientifico che
nell’opera d’arte. E senza addentrarci nel secolo dove le
risonanze tra arte e scienza acquisiscono quella consapevolezza
specifica passando da Leonardo artista scienziato a Galilei e
Caravaggio, restiamo nella “contemporaneità”
della nostra epoca interrogandoci sulla più recente ed emblematica
opera di Gino De Dominicis, “Il
tempo, lo sbaglio, lo spazio” (1969),
che rimbalza come un implacabile sonar verso l’opera di Gauguin, e
che entrambe suffragano il pensiero di Carlo Rovelli nel suo “La
realtà non è come ci appare” (2014).
D’altronde il tempo non esiste, egli afferma!
Dunque
possiamo asserire che Arte e Scienza schiudono le porte di un
territorio invisibile dove gli scienziati sono guidati da qualcosa
che li accomuna agli artisti. Ma comprendere questa tessitura
profonda della realtà è la sfida dell’arte quanto della scienza,
dove tutto il nostro sapere sulla natura delle cose viene rimesso
continuamente in discussione.
È
al riparo di questo esclusivo “orizzonte
degli eventi”
che oscilla il lavoro di Roberta Conti, attraverso una composizione
di “piani”
sovrapposti ed embricati nella dimensione del tempo, dello spazio, e
della forma. Con la serie “Numeri
Primi” (2020 - 2021),
realizzati con inchiostri di varia natura, l’artista ci dice che le
sue non sono formule chiuse e che l’importanza sta nella
possibilità di essere generative di altrettante composizioni, e allo
stesso tempo, ci impone l’unicità di tali espistemi del visuale.
Come ella stessa dichiara, […] sentire,
se è vero che facciamo parte di un universo più grande che ci passa
attraverso; abbandonata a questa energia lasciando la mia pelle
correre con una memoria ancestrale, ho aperto porte verso dimensioni
senza nome.
I
suoi “piani”
iconografici fatti di spazi, linee e movimenti, trame e geometrie,
luce e contrasti, presagiscono una “curvatura”
propria,
che non mette in discussione il principio antropico della gravità ma
mostra il contrario, ovvero, che un universo bidimensionale più il
tempo, può supportare non solo la gravità, ma anche il tipo di
complessità che potrebbe originare la “vita”.
L’
arte dunque può rappresentare una condizione ambientale favorevole?
Secondo
Roberta Conti con le sue “Panspermie”
(2021),
tre sculture in bronzo dorato, parrebbe di sì, offrendoci questa
possibilità come ce la offre la teoria scientifica secondo la quale
le forme di vita più semplici si diffonderebbero in tutto il cosmo,
trasportate dalle comete e da altri corpi celesti, per svilupparsi
ovunque trovino condizioni ambientali favorevoli. Ed è sempre la
scienza a dirci che la maggior parte della massa del nostro corpo
deriva dall’energia cinetica dei quark, oltre ai quattordici
chilogrammi di carbonio presenti nel corpo di ognuno di noi!
E
dunque sempre l’artista, […] trovare
sicurezza nel sapere di fare parte di qualcosa di così grande che
l’immaginazione non raggiunge, che la scienza prova a spiegare con
parole semplici dai contenuti saturi.
Paradossalmente
in un’epoca di nanotecnologie, il piacere manuale del fare e del
disfare, toccare, spezzare, schiacciare e plasmare la materia,
riconduce a una primitività ideale, spesso identificabile con gli
aspetti di forze naturali che sfuggono al controllo dell’uomo. Con
“Panspermie”,
Roberta
Conti disarmata e sinestetica abbraccia questa possibilità,
manipolando la materia atomo per atomo, rendendo straordinaria la
possibilità di apportare cambiamenti alle caratteristiche fisiche e
formali del “naturale”
nel momento in cui lo manipola, trasformandolo da materia a
“coscienza”
dell’infinitamente piccolo, come una sorta di nanotecnologia di un
futuro passato.
In
definitiva, “Da
dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo
e Il
tempo, lo sbaglio, lo spazio”,
che si riflettono ne “La
realtà non è come ci appare”,
come si embricano, se non attraverso l’irrinunciabile desiderio
primigenio di rappresentare il mondo invisibile come solo l’artista
è capace di fare!
GALLERIA FOTOGRAFICA DELLA MOSTRA