Sotto il segno del CACTUS
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Sotto il segno del CACTUS - Sergio Giantomassi
Illustrazioni,
Citazioni, Pensieri e Scarabocchi
Inaugurazione sabato 30 marzo 2019 - ore 18.00
Orario mostra: dal martedì alla domenica 17.30 - 19.30
“Che
importanza ha il segno per il disegno?”
Bruno
Munari Prima
del disegno
La
matita c’est moi!
Creatrice
di idee, regina del mondo del perfettibile, connettore essenziale del
binomio mano-cervello, oggetto d’affezione, strumento analogico,
tattile e fisico in netto disallineamento con le tendenze digitali,
virtuali e impalpabili del nuovo millennio: la matita è
protagonista indiscussa della nuova produzione di Sergio Giantomassi.
Un
passo ulteriore nell’eccentrico universo di un illustratore guidato
da una creatività giocosa e fertile: dalle maschere a china che
raccontavano qualità e virtù umane, agli oggetti inutili progettati
per risolvere problemi surreali fino alle piante impossibili che
descrivevano un mondo vegetale alternativo.
E
se è inconfutabile che il soggetto scelto è storia alquanto
personale per l’autore che nella vita presta il suo talento alla
grafica editoriale e pubblicitaria oltre che all’insegnamento, è
altrettanto vero che, se potessimo tornare alla nostra infanzia,
sarebbe subito chiaro che la matita è parte integrante della storia
di ognuno di noi: è la prima compagna di scuola, su di lei si sono
sfogate le mandibole di intere generazioni di studenti, alle sue
linee abbiamo affidato le nostre prime immagini, grazie alla sua
cancellabilità, abbiamo capito il valore del “tornare sui nostri
passi” e modificare le nostre scelte.
Perciò
queste immagini possono considerarsi un album o, meglio, una raccolta
di ritratti dove le matite raccontano qualcosa di noi impugnatori,
sono il nostro specchio deformante, liberano i nostri sogni, danno
forma alle nostre idee. Sanno visualizzare le nostre psico-patologie
come quella che Sergio Giantomassi chiama la sindrome dei
“socializzanti virtuali e respingenti reali”: “non capisco
perché a volte non si avvicina nessuno” si chiede un
matita-cactus, esemplificazione di un organismo assai attraente al
suo interno (è una pianta piena d’acqua in pieno deserto) che si
mostra pericoloso e inavvicinabile all’esterno, con le spine
accentuate al punto da diventare caricaturali. “A volte è meglio
essere un po’ quadrati” gli fa eco un mozzicone di legno e
grafite, evidentemente veterano del segno e ben disposto a dare
consigli mentre un modello dotato di gomma da cancellare chiosa “
ogni tanto fermiamoci un attimo… per pensare a chi e cosa ci sta
vicino”, guardandoci dentro con acuta leggerezza e un pizzico di
fantasia, ingredienti necessari per “…affrontare le tempeste
della vita con buon segno”.
Ogni
matita ha un suo contesto, ma tutte concentrano la nostra attenzione
tanto su se stesse quanto sul segno tracciato per rimanere, per
comunicare con l’altro, per trasmettere un messaggio personale,
forte, chiaro e utile, se possibile e non necessariamente legato al
mondo delle parole: “non ho niente da dire” sostiene una matita
interdetta “ma posso lasciare un segno”. In un quotidiano che ci
vede delegare i nostri stati d’animo a 140 caratteri e qualche
emoji, Giantomassi crede che le parole non sempre bastino a esprimere
un particolare stato d’animo ed ecco che il disegno, l’immagine
diviene alleato indispensabile e necessario per spiegare e farsi
capire: basta distrattori di massa attraenti come caramelle, è
necessario progettare il futuro e buttar giù delle idee (“…caramelle
non ne voglio più”). Idee multiple e varie, mosse dall’interno,
tracciate “(nonostante nonostante) il grigio dalla grafite…” a
colori. L’impugnatore è un pilota che può guidare la matita verso
luoghi nuovi e inesplorati, trascrivendo i propri sogni senza porre
filtri, creando segni frammentari, visionari, metropolitani, slegati
tra loro eppure connessi come nel roteare di una trottola.
Alla
nostra società adolescenziale, fatta di continui stimoli ad alta
intensità, Sergio Giantomassi contrappone una prospettiva piana,
semplice, chiara eppure ludica e ironica. Un guizzo estroso attraente
nella sua giocosa leggerezza e procreatore di genuina creatività
capace finanche di progettare una nuova civiltà, partendo da una
città ideale, racchiusa all’interno della lampadina che
contrassegnava le geniali trovate di Archimede Pitagorico.
Nicoletta
Rosetti
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Breve
biografia SERGIO GIANTOMASSI
Sergio
Giantomassi, da oltre 30 anni lavora nell'ambito della comunicazione
visiva, grafica editoriale ed illustrazione con ampia esperienza nel
settore dell'editoria per ragazzi e nel "design della notizia"
per i quotidiani.
Diplomato
in grafica pubblicitaria e fotografia presso l'Istituto Statale
d'Arte di Fabriano, in Tecniche della comunicazione visiva
all’Accademia di Belle arti e Design Poliarte di Ancona, in
fotografia d'illustrazione e, alla Scuola Internazionale di Comics in
Illustrazione.
Dal
1989 ha lavorato al Corriere Adriatico come Grafico di redazione e ha
avuto collaborazioni con la Rainbow Animation, Clementoni, Eli
edizioni, Helbling, Cambridge University Press, Navigare ed altri
ancora. È docente di grafica editoriale, basic Design, disegno
digitale all’Accademia di Design Poliarte di Ancona dove
precedentemente ha studiato.
Tra
il 1990 e oggi ha partecipato a numerose mostre, fra cui la Biennale
dell’Umorismo di Tolentino, nelle quali ha esposto i suoi lavori.