Punti di Vista
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PUNTI DI VISTA – Mostra di ANNA MARIA ALESSANDRINI
“Just a present”
Un'opera d'arte dell'artista in omaggio a chi si iscrive come socio per l'anno 2019.
Inaugurazione venerdì 7 dicembre 2018 ore 18.00
Orario: dal martedì al sabato 17.30 – 19.30
(Chiuso il 24, 25, 26 dicembre 2018)
Come ogni anno, anche nel 2018 l'Associazione Culturale Galleria Puccini propone l'iniziativa “Just a present”, una mostra che presenta un artista che si è particolarmente distinto, e dà in omaggio un'opera d'arte a chi si iscriverà come socio per l'anno 2019.
E' con grande piacere che quest'anno l'artista protagonista di questa iniziativa è ANNA MARIA ALESSANDRINI, presidente della nostra associazione, che mette a disposizione alcune sue opere.
ANNA MARIA ALESSANDRINI ha frequentato la scuola di pittura di Luciana Loccioni, la scuola del prof. Franco Fiorucci di Pesaro e la scuola libera del nudo presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive ad Ancona ed in diverse città italiane.
Invitiamo tutti coloro che vorranno iscriversi come soci sostenitori della Associazione Culturale Galleria Puccini per l'anno 2019, a venire a scegliere e ritirare l'opera di Anna Maria Alessandrini che verrà data loro in omaggio.
Il Direttore Artistico
Tiziana Torcoletti
Punti di Vista
Manifesta è la pittura figurativa e
generosa quella realista. Nel flusso ininterrotto di immagini
multiple, sovrapposte e onnipresenti che ogni giorno scorre davanti
ai nostri occhi, la leggibilità chiara ma mai scontata di queste
opere, a cavallo tra Metafisica e Surrealismo, è il lasciapassare
primo per comprenderne il senso.
Il corpus di Annamaria Alessandrini
chiarisce, fin nelle pennellate più minute, le qualità tecniche di
un’esecutrice sottile, dall’occhio attento al dettaglio e dalla
mano resa sapiente dallo studio dei classici. E non è semplice
esercizio di stile quello sguardo che lega l’artista ai Maestri, ma
sentimento maturo e consapevole che si palesa nella luce meridiana,
diretta, chiara, rivelatrice al punto che scompare assorbita dai
colori, per restituire ombre delicate e soffuse, giocate sui toni del
grigio e nella centralità e unità dei soggetti, indipendenti e
vivi: emancipati dagli sfondi neutri, monumentalizzati. Tertium il
fil rouge, rosso davvero, firma stilistica e semantica che si
dipana in tocchi audaci in tutte le tele, tracciando un percorso
sentimentale, virile e femminile al tempo stesso, denso di vita,
nonostante tutto.
I pezzi di questa raccolta sono un
segmento contestualizzato in un universo pittorico che ha la passione
al centro, motore vivo e potente che spinge l’essere a perseguire i
propri sogni, progetti, ambizioni e realizzazioni. Tra le mele e le
rose, protagoniste delle tele precedenti, si sono fatte strada le
ciliegie, frutto simbolico, mai scevro da interpretazioni complesse
di non scontata positività; moltiplicate e declinate, così come
multiple e varie sono le sfumature dell’animo e le nostre capacità
di coglierle. Perché, infatti, è il punto di vista dal quale
guardiamo la vera chiave di senso: non esiste verità alcuna al di
fuori della nostra interpretazione e del nostro sguardo. La patina
che assumono le persone e gli oggetti, la vischiosità del nostro
coinvolgimento, la carica emotiva degli eventi sono frutto
dell’angolazione dalla quale scegliamo o riusciamo a guardare.
Così tocca ad un bicchiere, nemmeno a
dirlo, di vino rosso, passione e peccato, tramutare in immagine i
propositi dell’intera esposizione: “La vita sta nel bicchiere
mezzo pieno, non possiamo permetterci di aspettare, va riempito!”.
L’ombra del calice che segna le nove, poco più in là, scompare
abbacinata nella white box ripartita nettamente per mostrare
la dicotomia essenziale del vino, riempiendo i calici come due vasi
comunicanti eppure pigmentandoli con due opposte densità. Due volti
di giovani donne interrogano lo spettatore magnetizzandone lo
sguardo: osservandole, come fossero volti familiari, non sfugge il
guizzo che si affaccia dietro gli occhiali, filtro giocoso e
pretestuoso sul mondo che qui, come cantava Édith Piaf ne “La vie
en rose”, inquadrano personali prospettive di realtà.
Dalle visioni incorniciate entro rigidi
schemi si può fuggire librandosi al di sopra delle forme comuni,
così fa il volto di giovane donna, rivitalizzata a partire dalle
labbra, strumento di parole e di baci che sfodera uno sguardo da
sfinge. L’intensità è doppia nella fanciulla còlta a rimirarsi
in un piccolo specchio dove ciò che davvero conta è il riflesso
che guarda dietro le spalle, l’altra da sé che scruta forse il
recente passato, più limpido e netto del profilo sospeso in cerca di
risposte.
Infine, quando il percorso sembra
ineluttabile, la superficie epidermica della tela diviene foglio di
carta stropicciato e appallottolato, cartoccio sospeso, levita su
quella linea-filo che è soluzione a cui tendere e direzione da
seguire o, al contrario, prospettiva lineare e scorrevole di fogge
intricate: il gomitolo che è il nostro essere, forse, a
riconsiderarlo con altri occhi, aspira solo ad una rettitudine
colmata d’ardore.
Nicoletta Rosetti