Just A Present 2023
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TRIBULATIO
ANGELORUM – Mostra
di Francesco Colonnelli
“Just
a Present”
Un’opera
dell’artista Colonnelli in omaggio ai soci sostenitori per il
2024
Presentazione e testo critico di Michele Servadio
Presentazione e testo critico di Michele Servadio
01–
29
Dicembre
2023
Inaugurazione
mostra: Venerdì
1 dicembre
2023 ore 18.00
Orario
mostra:
dal
giovedì
alla
domenica
17.30-19.30
(chiusura
24-25-26 dicembre)
L’iniziativa JUST A PRESENT
della Galleria Papini è ormai una consuetudine che si ripete da ben
13 anni nel mese di dicembre, ed è un appuntamento molto atteso dai
sostenitori della nostra associazione culturale.
E’
questo un evento con il quale la Galleria Papini dà in omaggio
un’opera d’arte di un artista molto affermato, a tutti coloro che
si iscriveranno come soci sostenitori per l’anno successivo.
Quest’anno
2023 abbiamo il grande piacere di presentare, nell’ambito di questa
iniziativa, la mostra “TRIBULATIO ANGELORUM” di FRANCESCO
COLONNELLI, artista anconetano molto apprezzato, con un importante
curriculum. Tantissime le mostre personali in diverse città italiane
ed estere, che hanno riscosso sempre un grande successo.
Con
questa mostra Colonnelli, con grande generosità, mette a
disposizione 50 suoi quadri che andranno in omaggio ai soci
sostenitori della Galleria Papini per l’anno 2024. Ognuno può
scegliere il quadro che preferisce, che potrà essere anche un
prezioso regalo di Natale.
La
Presidente
Anna Maria Alessandrini
Anna Maria Alessandrini
Il
rapporto che lega la figura dell’angelo all’arte e alla
letteratura è profondo e duraturo; questa figura ibrida, sospesa
nell’eterno dilemma fra bene e male, maschile e femminile, paradiso
e terra, ha infatti da sempre affascinato intere schiere di poeti e
artisti, ispirando alcune fra le più belle opere d’arte mai
concepite dall’uomo, come le Elegie Duinesi di Rainer Maria
Rilke o i celebri “angeli ribelli” di Osvaldo Licini.
Una
delle ragioni per cui questa figura ha sempre esercitato
un’attrazione così forte e dirompente consiste nella sua natura
ambivalente, per certi versi quasi astratta ed utopica. L’angelo
proviene infatti da un luogo che vive a metà fra due mondi, quello
celeste e quello terrestre, un luogo che non si vede e non si sente,
che forse c’è o forse non c’è; è il Paese-del-non-dove
che, secondo le più antiche credenze religiose e filosofiche, vive
al di là degli assi del cosmo visibile. È proprio da questo luogo
mistico ed invalicabile che gli angeli osservano il mondo dalla loro
personalissima prospettiva, a volte distaccata, altre volte
partecipe, interagendo con la vita umana a seconda del volere di Dio
o, più semplicemente, per noia o diletto. La loro è una vita fatta
di continue discese e salite, al punto che spesso si domandano «se
il loro Signore stia sopra o sotto».
Gli
angeli nati dalla mente creativa di Francesco Colonnelli non fanno
eccezione; le opere presentate in occasione di questa mostra
personale sono infatti il frutto di un lungo ed ispirato percorso di
ricerca iniziato nei primi anni ottanta dopo aver osservato da vicino
i magnifici angeli realizzati da Gian Lorenzo Bernini a Castel
Sant’Angelo; nel corso del tempo queste immagini sono state
assorbite e meditate dall’artista fino a dare vita a questo suo
ultimo e grandioso progetto. Se c’è un punto di partenza di questo
mistico percorso di riflessione, esso si trova nell’angelo
mascherato e armato che sembra opporsi ad un destino oscuro di cui
solo lui è a conoscenza. Questa immagine, via via rielaborata dalla
mente dell’artista, ha generato in lui una matrice concettuale
utilizzata per creare un personalissimo mondo popolato di angeli
plastici e monumentali che vivono sospesi fra l’eternità della
propria immagine e la finitezza della propria materia, fra il bene di
cui sono il simbolo tangibile ed il male oscuro di cui sono
inevitabile conferma. Gli angeli di Francesco Colonnelli vivono
infatti in cieli fatti di catrame, rossi, neri ed oscuri come il
sangue e le atrocità che sono costretti ad osservare ogni giorno,
partecipi della passione umana ma quasi immobili dinanzi alle
efferatezze e crudeltà di cui l’uomo si rende protagonista ogni
giorno. Eppure qualcosa si muove. Oltre all’angelo mascherato è
infatti presente la sua naturale evoluzione: un angelo incompiuto,
ancora arrotolato nella sua forma, in cui è evidente il progredire
del pensiero dell’artista. L’incompiutezza di cui ci fa partecipi
Colonnelli significa cambiamento, metamorfosi, dissoluzione di una
forma e desiderio di cambiamento in qualcosa di diverso, di migliore.
Questa incompiutezza trova quindi definitiva risoluzione nella
nascita di Niger, l’angelo di grafite. Realizzato su carta
utilizzando una tecnica quasi scultorea, tanto sono forti, violenti e
rabbiosi i graffi che compongono il suo volto, egli come i suoi
fratelli si fa testimone di un mondo ormai corrotto ed in lento
disfacimento. La sua immagine e la sua pelle, la cui superficie si
adatta perfettamente alle pieghe e alle imperfezioni della carta,
sembrano superare quel limite invalicabile fra i due mondi; egli esce
dal Paese-del-non-dove per comunicare qualcosa, per farsi
verbo. Egli sembra voler dichiarare la sua presenza, forse ancor più
la sua necessità. Il suo braccio emerge dalla sua dimensione
immaginifica fin quasi a toccarci, mentre impugna il suo imponente
bastone che non ha alcuna traccia di divina regalità ma di rara
umanità, realizzato utilizzando il legno che il mare ha deciso di
rigurgitare e per questo in netta sintonia con la luna striata di
ruggine sotto cui si rispecchia. Esiste un messaggio in questo
progetto, ed è fatto di speranza. Questa prende forma e consistenza
fisica nella figura di un fanciullo salvato dalle fiamme di una
fonderia e dotato di una grande ala dorata che sembra trarlo verso
l’alto, verso qualcosa di superiore che può davvero salvare noi ed
il mondo intero da un destino oscuro fatto di crudeltà ed
incomunicabilità. Questo suo liberarsi verso l’alto, se non può
fornirci delle risposte, può di certo suggerirci qualche domanda,
proprio come quelle su cui si interroga Damiel, il magnifico angelo
caduto de Il cielo sopra Berlino, pellicola scritta e diretta
da Wim Wenders nel 1987, il quale chiede a Dio, o più probabilmente
a sé stesso: «la vita sotto il sole è forse solo un sogno? Non è
solo l'apparenza di un mondo davanti al mondo quello che vedo, sento
e odoro? C'è veramente il male e gente veramente cattiva? Come può
essere che io che sono io non c'ero prima di diventare? E che una
volta io che sono io non sarò più quello che sono?».
Michele
Servadio
Biografia Francesco Colonnelli
Nato
ad Osimo nel 1952, Francesco Colonnelli vive e opera ad Ancona nel
suo studio del centro storico. È artista eclettico, pittore,
scultore, fotografo, performer e videomaker.
Nel
1977 è invitato alla Settimana Internazionale della Performance
curata da Renato Barilli,
presso
la Galleria di Arte Moderna di Bologna, con l’azione “Uno spettro
si aggira per l’Europa”. Negli anni successivi espone le sue
opere in Italia e all’estero. È citato ne Il
Novecento/3 Le ultime ricerche de la pittura in Italia, Electa 1994.
Il
suo lavoro è caratterizzato dalla capacità di creare una
correlazione tra le sue opere (pittoriche, scultoree o video) e lo
spazio che con esse si anima, in una specie di dialogo gestaltico tra
soggetto e sfondo.
Ne
sono esempi “Irretita
luna”
(2019) in cui una falce lunare di 6 metri viene “ripescata” dalla
fontana di Jacopo della Quercia in Piazza del Campo a Siena o
“Grottesco”
(2008) nell’ipogeo di Osimo con la proiezione del video “Orecchio
al silenzio”
(omaggio alla Calamita Cosmica di Gino De Dominicis) o la recente
esposizione “I
tre mari”
negli spazi sotterranei della pinacoteca di Ancona (2023).
Quando
Colonnelli lavora sulla tela, interviene con l’occhio e gli
strumenti della scultura, cercando tridimensionalità e suggerendo
aria tra gli elementi rappresentati; “nonostante il gusto per la
performance mantiene il rapporto tattile con la materia” (Vittorio
Brandi Rubio).
Francesco
Colonnelli: “…realizzo
il quadro come se fossi dietro la telecamera, con l’occhio
dell’operatore, e nel filmare mantengo un “occhio pittorico”.