Nelle pieghe
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NELLE
PIEGHE
Anna
Maria Alessandrini – Mimma Leonori
Francesco
Lozzi – Tiziana Torcoletti
02 - 16 Aprile 2022
Inizio
mostra: Sabato 2
Aprile 2022
ore
17.30: presentazione
presso lo showroom Vittoria Ribighini
Via
della Catena 2 - Ancona
ore
18.00: esposizione presso la Galleria Papini
Via
Bernabei 39 - Ancona
Orario mostra: dal martedì alla domenica 17.30 – 19.30
Orario mostra: dal martedì alla domenica 17.30 – 19.30
Il principio vitale dell’uomo,
crogiuolo di pensieri, sentimenti, imperativi morali e spirituali è
la sua anima, la più autentica e vera radice che, sola, sa
individuare l’unicità di ognuno. Ma che forma ha l’anima? È
fluida come l’acqua o l’aria, che non hanno forme proprie e si
modellano in quelle dei contenitori che le ospitano? Per questo le
pieghe che assume, le sue più profonde insenature sono differenti,
imprevedibili e personali?
Se
l’anima, avesse la forma di un foglio di carta, completamente
bianco, potremmo lasciarlo vuoto, oppure riempirlo di colori o
parole, accartocciarlo, aprirlo di nuovo, senza nemmeno tentare di
nasconderne le pieghe. Potremmo forarlo per vedere cosa c’è
dietro, o dentro, anche se, forse, la lacerazione non intenzionale
andrebbe riparata con del nastro adesivo. Delle pieghe di Anna Maria
Alessandrini ciò che colpisce è la limpida chiarezza dei momenti
colti, la razionale organizzazione delle forme anche nell’afflizione
o nello sconforto e, soprattutto, la possibilità di salvezza, lo
slancio vitale di quella sottile linea rossa che accende la speranza.
Se
l’anima fosse materia informe, le sue pieghe, per Mimma Leonori,
sarebbero porzioni di storie randomizzate, diverse e dissimili eppure
congiunte nelle dolorose lacerazioni inflitte dal nostro abitare il
mondo e che poi, col tempo, nella profondità di queste insenature,
si sedimentano, si depositano e cristallizzano. È così che i
residui sul cemento rivelano la burrascosa vita dei mari e la
solitudine di un pesce nelle acque gelide e profonde; il bosco
diviene un luogo pieno di pericoli che minacciano l'innocenza; i
percorsi e i progetti personali si fanno confusi e contorti e un
utile “ex oggetto” ora si trova accerchiato e ne scorgiamo un
principio di combustione.
Se
poi l’anima potesse modellarsi nelle forme simboliche di Francesco
Lozzi, facendo delle pieghe personaggi, oggetti e materiali,
racconterebbe la liricità dell’uomo, il suo rapporto con il mondo
circostante inteso come luogo di Natura e Spirito. Il tentativo di
narrazione dei pensieri più intimi o delle passioni più recondite
si materializza, cioè, in gruppi scultorei che tessono non solo il
rapporto tra soggetto e spazio, ma anche la dimensione del rapporto
con l’altro da noi, parte costituente della natura umana, che nutre
sé stessa nella relazione e non solo nell’individualità,
intrecciando così il piano strettamente personale con quello
sociale.
Se,
infine, l’anima e le sue pieghe sono immagini, gli scatti di
Tiziana Torcoletti suggeriscono l’idea che nella selezione dei
nostri ricordi esse vadano sovrapponendosi, fondendosi tra loro fino
a ritrovare noi stessi e le nostre emozioni negli sguardi di
un’estranea. E non importa se è un’attrice che in una pellicola
cinematografica impersona Elisa o Marcela sotto le direttive di
Isabelle Coixet, o se sono i veri sguardi di chi ha vissuto un amore
forte, indomito e barbaramente osteggiato. Voyeuristi o sognatori,
nel meccanismo metalinguistico di questa sequenza, si insinua il
desiderio di possedere l’energia sentimentale di quel frammento
sublimandolo nella memoria personale.
Nicoletta Rosetti