Play
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P L A Y
Mostra di Giacomo Bufarini R U N
20 Maggio – 27 Agosto 2023
Presso Pinacoteca Civica “F.PODESTI” – Via Pizzecolli 17 - Ancona
Orario mostra: dal martedì al venerdì 10.00-13.00 – 16.00-19.00
sabato, domenica e festivi 10.00-19.00
Testi di Michele Servadio e Maria Rita Silvestri
Dopo il grande successo della mostra “FUORI LUOGO” del 2017 ospitata presso i locali della nostra associazione ed estesa in tutta la città, la Galleria Papini è lieta di presentare un nuovo importante progetto dell’artista GIACOMO BUFARINI RUN, che si svolge presso le sale della Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona.
Giacomo Bufarini, nato ad Ancona, vive a Londra, è un artista molto affermato a livello internazionale, è tra i protagonisti della street art mondiale. Le sue opere, per lo più monumentali, sono presenti in tantissimi Stati dei quattro continenti, Cina, Marocco, California, Senegal, Russia, Inghilterra.…
La mostra intitolata PLAY è dedicata sia ai bambini che ai grandi. L’artista analizza il bambino che è in noi e lo fa con le sue opere piene di colore, a testimoniare la libertà, la vitalità, la creatività dell’io nascosto nel nostro intimo. Una mostra che parla di noi.
La Presidente - Anna Maria Alessandrini
Benvenuto, RUN !
La parola “Pinacoteca” porta con sé un’eco solenne, e rimanda inevitabilmente a un luogo severo, austero, dedicato alla cultura, all’arte, a una identità storica che può sembrare rivolta soprattutto al passato. Una delle caratteristiche salienti della Pinacoteca Civica di Ancona è invece la sua costante apertura verso il presente, con una importante collezione permanente di opere moderne e contemporanee, e un denso programma di mostre temporanee.
L’energia di RUN riempie ora le sale del museo, con la forza trascinante del colore e con l’essenzialità immediata delle forme, dei gesti, delle immagini. Street-artist di fama internazionale, anconetano d’origine e londinese d’azione, abituato a confrontarsi con grandi spazi aperti in svariati contesti urbani e ambientali di diversi continenti, RUN ha accettato la vera sfida di confrontarsi con gli spazi chiusi e densi di un museo, in un dialogo ravvicinato con il pubblico e con le altre opere del percorso, e per di più nella città di nascita, accettando per una volta la sfida di essere… profeta in patria!
L’esplosiva creatività dell’artista, la sua versatilità tecnica, la capacità di interpretare e rimodellare gli ambienti segnano una tappa importante nell’evoluzione di RUN, una nuova dimensione che certamente i visitatori sapranno riconoscere e apprezzare.
Stefano Zuffi
Contribuire alla crescita di istituzioni culturali che coltivano e ospitano il talento dei giovani, vedere alcuni di questi giovani partire per ottenere successi e tornare a casa per donare una parte di ciò che hanno fatto, cercare in tutti i modi di garantire il passaggio del testimone da generazione a generazione, aprire le porte all'arte sempre e comunque: questo è il nostro compito di amministratori della cultura, in un Paese che spesso se ne fa bello, più spesso la trascura. Giacomo Bufarini è un talento cristallino che gira il mondo e ogni tanto fa capolino dalle sue parti, cioè qui, dove da oggi approda nelle sale dei musei, come merita, senza per questo, anzi, cessare di riempire la città di colore, forme e poesia. Lui è un talento come tante e tanti altri, Ancona li riconosce, li accoglie, li supporta. Oggi più che mai, questo va fatto, questo facciamo con tutte le nostre istituzioni.
Paolo Marasca
Play: Giacomo Bufarini Run
Sin dall’origine dei tempi il muro ha rappresentato per l’uomo una superficie su cui poter dare libero sfogo alla propria espressività; numerose sono infatti le immagini, perlopiù legate ad antiche ed arcaiche ritualità, lasciate in eredità dall’essere umano, a partire dal Neolitico, all’interno di oscure grotte e profonde caverne; si trattava per la maggior parte di impronte, testimonianza di esistenze ormai avvolte dall’oblio ma capaci ancora, dopo migliaia di anni, di raccontare storie di vita vissuta attraverso l’uso del colore. Ciò che contraddistinse quelle prime e rudimentali forme d’arte fu la volontà di raccontare e narrare vicende che testimoniavano la vita di tutti i giorni, fatta di caccia e di momenti di socialità. Nel corso della sua storia l’uomo non ha mai smesso di esprimersi tramite le raffigurazioni parietali; dai misteriosi ed allegorici affreschi medievali fino alle splendide decorazioni murali di epoca moderna che ornano ville principesche e palazzi nobiliari sparsi in tutta Europa, il muro ha continuato per secoli ad essere una delle superfici predilette dagli artisti. Dopo le decisive esperienze del muralismo italiano e messicano nel primo e secondo dopoguerra, passando per il graffitismo e per il writing, nella seconda metà del Novecento nacque un nuovo ed innovativo movimento artistico, poi ribattezzato Street Art. Le numerose anime che ne fanno parte rappresentano, in un certo senso, la naturale evoluzione (ed elevazione) di quelle prime forme d’arte primitive nate insieme all’uomo nel buio di quelle caverne; il muro diviene nella maggior parte dei casi la superficie su cui la creatività dell’artista trova il proprio definitivo compimento, che sia nelle forme del murales, dello sticker, del tag o dello stencil. Si pensi alle pitture parietali di Massimo Campigli e Mario Sironi in Italia, a quelle di Diego Rivera e Josè Clemente Orozco in Messico, fino alle iconografie più contemporanee ed accattivanti di Keith Haring e Banksy. La Street Art è infatti una forma d’arte che, nonostante la sua natura fortemente transitoria ed in continuo cambiamento, riesce a superare quel muro, elevandolo ad oggetto artistico e rendendolo depositario di nuove immagini e nuovi significati.
Nel multiforme ed eterogeneo panorama artistico della Street Art, Giacomo Bufarini Run rappresenta, a suo modo, un unicum; partito dalle Marche e trasferitosi a Londra, è divenuto già giovanissimo un artista di fama internazionale, avendo lavorato in ogni angolo del mondo, dalla Cina al Libano, passando per il Marocco, gli Emirati Arabi e gli Stati Uniti. Ciò che ha sempre contraddistinto la dimensione artistica di Run è stato il suo essere un outsider, difficilmente collocabile all’interno dei numerosi ambiti che compongono quell’inestricabile mosaico che è la Street Art; la sua arte vive infatti eternamente sospesa fra l’opera grafica, l’illustrazione ed il fumetto, quest’ultimo serbatoio creativo che ha contribuito forse più di ogni altro a dotare l’artista del suo personalissimo repertorio iconografico, dove vivono i suoi inconfondibili personaggi, simboli inequivocabili del suo tratto e del suo segno. Le opere presenti in questa mostra testimoniano un punto di arrivo nel percorso evolutivo di Run, il quale dimostra ancora una volta come l’arte sia anche e soprattutto narrazione. Le sue forme esotiche ed i suoi personaggi atavici e primordiali raccontano la sua poetica pittorica fatta di colore, impatto e spazialità, capace di animare, con la stessa dirompente forza espressiva, una tela, la superficie di un muro o addirittura di un intero edificio, riuscendo a creare valore artistico laddove regna spesso l’anonimo e l’abbandono.
Nel progetto “Play”, organizzato negli spazi della Pinacoteca Civica di Ancona, le opere d’arte di Run entrano con rispetto ma anche con la grande vitalità e l'effusiva forza espressiva che le contraddistinguono, riuscendo a creare una continuità senza precedenti fra passato e presente. È a questo punto che l’artista decide di assumere il ruolo di narratore per raccontare quella che è la sua arte ed il suo modo di vedere il mondo; per farlo, sceglie di dare voce al suo “bambino interiore”, ovvero a quella parte spirituale legata in modo indissolubile al mondo dell’infanzia e del gioco e che, troppo spesso, vive celata e nascosta nella parte più profonda di ciascuno di noi. Nell’interiorità di Run questa voce è invece forte e dirompente, espressione della sua istintività e, proprio per questo, vero motore creativo della sua poetica; attraverso le tonalità colorate della sua voce interiore, l’artista accompagna lo spettatore nel suo personalissimo universo multiforme, nel quale vivono e convivono sfingi antropomorfe e misteriose figure primigenie che sembrano riemergere da un mare preistorico senza tempo. Questi affascinanti e seducenti personaggi vengono rappresentati nel loro eterno movimento, mentre pensano, fuggono e camminano fino ad incastrarsi letteralmente fra loro come pezzi di un puzzle indecifrabile; essi dialogano con lo spettatore, dimostrando quanto forte sia il potere della fantasia che vive nel mondo dell’infanzia e quanto apparente sia la semplicità celata dietro lo sguardo di un bambino. È la semplicità e la forza dell’istinto primordiale che, distrutte le catene della convenzione sociale, si libera dallo spazio interiore dell’artista contrapponendosi con forza alla razionalità chiusa e limitata propria dell’età adulta. Il simbolo che rappresenta meglio questo dinamismo creativo è il vulcano, raffigurato più volte proprio nel momento in cui sta per esplodere. L’arte di Run è infatti vulcanica ed esplosiva; come una colata di lava creativa ed istintiva, le sue opere travolgono tutto e tutti, lasciandoci spaesati, forse un po' disorientati ma sicuramente appagati davanti alla forza espressiva della sua arte e della sua originalità.
Michele Servadio
PLAY è la nuova mostra di Run.
L'artista è conosciuto per le sue opere d’arte murali dipinte nell’architettura di spazi urbani di grandi metropoli, dove si è fatto notare per il suo stile elementare e primitivo. Spesso figurative, le forme di RUN sono essenziali come i colossi che raffigura. Questo artista ha la capacità di dipingere con naturalezza figure mitologiche portatrici di forze primordiali, quindi universali. Ad esempio, il gigante che raffigura ha spesso l’energia di un monello che sembra volersi animare da un momento all’altro. In genere il grande è pesante, nelle opere di RUN invece anche il gigante comunica agilità, una linfa vitale che arriva all’osservatore, per via conscia o inconscia. Lo stesso gigante, in altre opere, si trasforma nel saggio contadino che da sempre ara la terra. Forme pure che si stagliano nell’architettura di spazi urbani in mutamento, i grandi murales con cui RUN si è fatto conoscere sembrano arrivati lì prima della città che li ospita e la loro energia se ne andrà sicuramente dopo. Quando l’ho incontrato, un paio di mesi fa, stavo studiando l’archetipo junghiano del puer aeternus, mentre RUN parlava della mostra con questa idea di voler presentare in Pinacoteca Civica di Ancona il proprio lavoro sul bambino interiore. Era entusiasta mostrandomi i disegni di suo figlio e dicendo che le opere di questa esposizione sarebbero nate come frutto dell’improvvisazione, spontanee e senza regole, con prospettive inusuali, con altri tempi, come i disegni di un bambino. In effetti il ritorno di RUN nella città in cui è nato, Ancona, è anche l’occasione con cui vuole onorare il passaggio dell’invisibile fiamma interiore tra generazioni. Non è un caso che la madre di RUN sia una instancabile artigiana che lavora con i tessuti, la ceramica, la pittura e che il figlio piccolo dell’artista disegni pappagalli multicolore con il becco aperto che sembrano parlare. Senza paura di mostrarsi per quello che è, RUN espone così in Pinacoteca le creazioni del proprio bambino interiore all’opera: istintivo, diretto, impaziente, vagabondo, il puer non appartiene alla terra ma vola sulla verticale dello spirito a cui solo i puri di cuore hanno accesso. Le opere di RUN di questo percorso espositivo sono quindi spuntate come un fiore a primavera, un vulcano in eruzione, come nasce il gioco di bambino. Il puer aeternus (o bambino interiore) è l’archetipo utilizzato da Carl Gustav Jung per descrivere l’energia primeva dell’uomo naturale, che non è limitato dai paraocchi dell’educazione, della morale o della cultura. Si tratta quindi del processo di creazione puro che il bambino mette in atto nell’interazione con l’universo, attraverso il quale il puer letteralmente crea il mondo per la prima volta. Il bambino interagisce con l’universo chiamandolo per nome, così come in tutte le sue relazioni con esso: parla con le cose, con i fiori, con gli animali e con gli amici invisibili. Questa energia è presente nell’inconscio di tutti noi e aspetta solo di essere riattivata. È questo tipo di partecipazione affettiva con l’altro e con la vita che siamo invitati a recuperare con la mostra PLAY. Il gioco è perciò quello strumento in grado di ripristinare la nostra prima relazione con l’universo. PLAY significa giocare ma anche suonare, recitare, avviare. Sintesi perfetta dell’intenzione creativa, del modus operandi dell’artista e dei significati ai quali accedere attraverso questa esposizione. Anche dal punto di vista emozionale, la spinta che Run ci trasmette attraverso le sue opere, come un messaggero divino, è quella di ritrovare il nostro bambino interiore e giocare, piegando quella che chiamiamo realtà alla nostra fantasia.
Maria Rita Silvestri (Tita)
BIOGRAFIA RUN
Protagonista fin dagli esordi della scena artistica urbana italiana, e uno dei primi a dipingere il figurativo sui muri insieme a Blu, Dem, Ericailcane tra il ’99 e i primi anni zero, Run (Giacomo Bufarini, Ancona 1979) si dedica esclusivamente all’attività artistica una volta trasferitosi a Londra, nel 2009, dove tuttora vive, tornando in alcuni periodi anche in Italia.
Alterna la pittura in strada di murales di grandissimo formato a disegni, stampe e installazioni su carta, realizzati per importanti festival ed esposizioni in tutto il mondo: tre volte presente in Cina (nel 2010, 2011 e 2017) dove partecipa alla Biennale di Architettura di Shenzhen del 2018 per la quale viene prodotto anche il documentario What I Do sull’esperienza nella megalopoli con gli artisti Hitnes e Jiamin Hu.
Nel 2013 viaggia in Gambia e Senegal dove dipinge ininterrottamente; nel 2014 la Howard Griffin Gallery di Londra, galleria che presenta artisti che stanno sperimentando nuovi linguaggi, gli dedica la prima mostra personale, per la quale viene pubblicato il libro Parabola di G, esponendo una sua installazione anche l’anno successivo in una mostra nella succursale di Los Angeles.
Nel 2016 per la Biennale d’Arte di Marrakech, in Marocco, dipinge la pavimentazione della piazza di Essaouira, una delle opere più grandi del nord Africa; la mostra Fuori Luogo alla Galleria Puccini (ora Galleria Papini) di Ancona, nel 2017, gli dà modo di interagire con la sua città di origine pitturando i manifesti pubblicitari che vengono poi esposti in galleria e tappezzando gli spazi urbani di poster con i suoi disegni, mentre l’anno successivo firma l’intervento su un altro luogo del cuore, le bancarelle di libri Sonnino in piazza Cavour.
Nel 2021 per Falconara Marittima, comune di nascita, realizza il murales Oltremare ed è inserito nella collettiva Attitude. Graffiti writing, street art, neo muralismo al Palazzo Blu di Pisa, una ricognizione sull’ultima generazione di artisti attivi nell’ambiente urbano. Numerose le partecipazioni ai festival in tutto il mondo: tra i più importanti Pennelli ribelli a Marzabotto, Schmolkalden in Germania, il Wallabe di Rovigo e festival di murales di Croydon nel sud di Londra dove crea il dipinto ‘the thinker child’.
Nel giugno 2022 riceve la prima commissione e riconoscimento dal Comune di Hackney, a Londra est, in cui risiede e dove, dal 2010, dipinge uno sopra l’altro, in un esperimento artistico e sociale con il quartiere, murales che rappresentano, in continuità con la poetica rappresentata in tutte le sue opere, i temi del viaggio, dell’incontro con gli altri, la curiosità per le tante individualità che colorano il mondo, la tessitura di relazioni e i difficili equilibri tra le persone, aspirando ad una convivenza nel rispetto delle diverse culture.
Nello stesso quartiere, dal 2020, è aperto anche lo studio/galleria dell’artista, Bodega, in cui, oltre ad esporre i propri lavori, ospita eventi musicali, performance e interventi di altri artisti. Molte delle sue opere più importanti sono pubblicate nel volume Time traveller artist man, Unicorn 2016.
www.runabc.org
Annalisa Filonzi