Da vicino da lontano
Mostre > 2023
DA
VICINO DA LONTANO
Mostra
fotografica
soci Galleria Papini
Matteo
Beducci, Silvia Breschi, Rosella Centanni,
Gabriele
Paolucci, Edoardo Pisani, Tiziana Torcoletti
04
– 19
Febbraio
2023
Inaugurazione
mostra: Sabato
4
Febbraio
2023 ore
18.00 presso
la Galleria Papini
Presentazione
di Michele Servadio
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30 – 19.30
Orario mostra: dal giovedì alla domenica 17.30 – 19.30
La fotografia può essere
definita la nuova arte; è nata nel 1839 e nel corso degli anni ha
avuto importanti sviluppi.
Oggi
è considerata una espressione artistica tra le più significative e
la Galleria Papini è attenta nel proporla dandole il giusto spazio,
inserendola ogni anno nel suo programma espositivo.
Siamo
lieti di presentare la mostra “DA VICINO DA LONTANO” dei nostri
soci fotografi che sviluppano il tema, ognuno presentando un progetto
composto da più foto.
L’argomento
è ampio e dà la possibilità ai singoli partecipanti di esprimersi
nei modi più congeniali alla propria poetica.
La
mostra è presente nelle due sale della Galleria Papini in via
Bernabei 39 ad Ancona, dal 4 al 19 febbraio 2023.
La
Presidente
Anna
Maria Alessandrini
DA VICINO DA LONTANO
La
fotografia non negozia in costrutti. In fotografia non ci sono
trasformazioni. Vi è solo decisione, solo messa a fuoco. John
Berger.
Quando
ci soffermiamo ad osservare una fotografia spesso ci poniamo molte
domande: perché il fotografo ha scelto di immortalare questo
momento? Perché ha scelto questo soggetto? Perché, fra tutte le
prospettive possibili, ha scelto proprio quella?
Sono
tutte domande legittime che, in qualche modo, ci aiutano a
comprendere non solo la fotografia ma anche lo spirito creativo di
colui che l’ha realizzata. Tutto ciò però si scontra con una
difficoltà non di poco conto; la fotografia, fra tutte le forme
d’arte, è quella forse più difficile da comprendere. A differenza
del dipinto, dove il pittore controlla liberamente l’intera
rappresentazione e aiuta l’osservatore nel processo di comprensione
attraverso il colore, la luce e la disposizione dei soggetti, nella
fotografia abbiamo davanti a noi un’immagine muta, che non parla,
un’immagine catturata e cristallizzata nel tempo che «postula una
decisione».
La
potenza espressiva di una fotografia ha infatti, per sua natura, una
durata relativamente breve. È nel momento stesso in cui la si guarda
che essa genera tutta una serie di emozioni che, come un vortice,
catturano la nostra percezione ed i nostri sensi. Il suo obiettivo
principale è quello di mostrare proprio quell’attimo,
quell’istante che il fotografo ha scelto di immortalare e che
rappresenta il suo vero cuore comunicativo. È proprio in questa
decisione che risiede gran parte della bellezza di una fotografia;
l’unica decisione che il fotografo può prendere consiste quindi
nella scelta del momento nel quale cristallizzare e isolare il suo
soggetto dal “resto”.
Fra
le tante scelte prese dal fotografo al momento dello scatto, quella
simbolicamente forse più importante è quella relativa alla
distanza. Vivendo in un mondo tridimensionale, oggetti, persone e
sfondi si mostrano davanti ai nostri occhi a distanze diverse. Ecco
perché scegliere di rappresentare il proprio soggetto da vicino o da
lontano non significa soltanto determinarne la distanza, significa
anche scegliere fra il particolare e l’universale, tra la
singolarità e la pluralità dimensionale. Una scelta che può quindi
esplicitarsi nella rappresentazione ravvicinata di una statua
femminile colta nel suo eterno e marmoreo istante fugace, come fatto
da Gabriele Paolucci, o nella dimensione lontana e sfumata, quasi
onirica, del paesaggio di Edoardo Pisani.
È
grazie a queste decisioni che le fotografie si traducono in veri e
propri momenti di bellezza, testimoni di un attimo eterno che non
vivrà più. Alcuni fra questi momenti portano con sé le espressioni
del rigore matematico e geometrico, come i paesaggi urbani anconetani
colti da Rosella Centanni, o altri ancora divengono espressioni di un
momento particolare di grande equilibrio naturale, come la farfalla
colorata, catturata da Silvia Breschi, che si riposa delicatamente su
un fiore appena sbocciato.
La
scelta fra la dimensione vicina e quella lontana consente inoltre al
fotografo di condurre l’osservatore verso luoghi suggestivi e densi
di emozione, come quelli di Tiziana Torcoletti, in cui misteriose
figure incorporee sembrano prendere vita all’interno di una nebbia
metafisica in riva al mare o ancora quelli di Matteo Beducci, dove
vivono impenetrabili ed eteree figure femminili all’interno di
spazi architettonici abbandonati e apparentemente destinati
all’oblio.
Questa
mostra, oltre a contenere un insieme di scatti capaci di travalicare
distanze fisiche ed emotive, può costituire anche il punto di
partenza per una riflessione, quasi un monito per la società
contemporanea, nella quale gli individui vengono continuamente
sommersi da immagini a getto continuo e dove sempre più spesso la
fotografia viene ridotta a misura di smartphone. L’arte
fotografica è infatti molto più di una semplice inquadratura
visualizzata su uno schermo, mera estensione del nostro sguardo, o di
un innaturale quanto artefatto filtro destinato a creare immagini
artificiali per i social network.
In
fondo la fotografia, come disse John Berger, è «il processo
attraverso cui l’osservazione diventa consapevole di sé».
Michele
Servadio